Intervista a Mario Martone

 

Durante la conversazione ha detto che non dovrebbe esserci differenza tra attori di teatro e attori di cinema, avendo lavorato in entrambe le dimensioni lei ha due modi diversi di prepararli o ha un metodo unico?

Secondo me non può esserci un metodo unico. Quando dico che non bisognerebbe distinguere tra attori di cinema e attori di teatro non voglio dire che non si debba lavorare diversamente, perché sono due mondi sostanzialmente diversi! Ogni esperienza è particolare, è un evento a sé e sicuramente un attore deve avere modo di esprimersi.

A proposito dell’utilizzo della colonna sonora nei suoi film, come fa ad assicurarsi che la musica non soverchi la narrazione – soprattutto quando si parla di musica classica – che non diventi preponderante, ma riesca invece ad accompagnare discretamente il messaggio?

Ogni volta è una storia diversa. Per esempio, in Teatro di guerra non c’era musica classica, ne L’Amore molesto nemmeno, c’era anzi Steve Lacey o Daniele Sepe. In Noi credevamo, invece, è stata utilizza molta musica colta, perché credo che la musica sia il tempo del racconto. Non si tratta tanto del ragionare guardando il passato, ma di pensare al presente dei personaggi, al loro ritmo. L’intero film non è stato immaginato come postumo, ma presente, vivo, guardava a quei personaggi attivamente, nella loro vita attuale, e allora era quella la loro musica. C’era un rapporto giusto tra storia e suono e i dialoghi diventavano quasi un libretto rispetto all’opera evocata.

Gianluigi Ricuperati ha accostato la sua opera a un concetto fondamentale per NABA, ovvero la multidisciplinarietà. Fin da giovanissimo lei ha frequentato i più vari ambienti artistici, basti pensare a Spazio Libero, storico locale napoletano del “teatro di cantina” o alla sua prima collaborazione con il gallerista Lucio Amelio. La sua opera è sempre stata attraversata da diverse influenze e spesso si è ispitata alla letteratura, confrontandosi con l’adattamento di opere già esistenti. Come ha fatto a farle sue?

Morte di un matematico napoletano, così come Teatro di guerra, è un racconto originale. I film tratti da romanzi sono invece L’amore molesto – tratto dal bellissimo romanzo di Elena Ferrante – e L’odore del sangue – adattamento del romanzo di Goffredo Parise. In questi film ho cercato di essere il più possibile fedele alla fonte, anche se spesso al cinema l’essere fedeli spesso comporta la reinvenzione. Adesso poi ci sarà Leopardi, con tutte le sue poesie…

 

Uscita su Recencinema.