Che cosa significa davvero gravidanza consapevole?

@amyhiley

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In Italia, negli ultimi anni, le offerte legate alla gravidanza, al parto e al postparto, soprattutto in alcune aree geografiche, stanno avendo una grande accelerazione. Un po’ perché c’è stata una grande diffusione di discipline olistiche e alternative (trainate soprattutto dall’impennata dello yoga), che hanno finito per raggiungere e incuriosire anche chi non ci si era mai avvicinato – tra cui le future mamme; un po’ perché anche grazie alla discussione femminista portata in luce dai media (un ruolo fondamentale è stato giocato dai social, ma anche dall’attenzione che diverse testate hanno iniziato a porre ad esempio sulla violenza ostetrica) molte donne vogliono vivere questo momento consapevolmente, alzando naturalmente la domanda si percorsi alternativi e più approfonditi e personalizzati di quelli offerti negli ospedali, soprattutto nei grandi centri urbani; e un po’ perché essendo un terreno ancora poco battuto, ma in veloce crescita per i motivi sopracitati, molti professionisti hanno deciso di andarlo a popolare (ostetriche, insegnanti di yoga e fitness, terapisti, psicologi eccetera).

Questo aumento può essere sicuramente visto come un’apertura positiva del mondo della preparazione alla nascita e al parto, che al momento, in Italia ma non solo, non può che essere migliorato, allo stempo rischia però  di confondere ancora di più le idee di quelle future mamme che si approcciano per prima volta all’esperienza non solo della gravidanza ma anche di determinate discipline, pratiche o conoscenze. Dalla confusione si genera facilmente il sospetto e la presa di distanza come autodifesa e protezione. Come fare a scegliere? Come fare ad affidarsi a qualcuno?

UNA DIGRESSIONE SULLA MEDICINA ALLOPATICA, CHE NON È IL MALE, E QUELLA TRADIZIONALE

@pascalcampionart

@pascalcampionart

È assurdo e abbastanza arrogante, oltre che rischioso, pensare di potersi sostituire a dei medici se non si ha una laurea in medicina, ma è lo stesso possibile studiare, documentarsi e conoscere per costruire una propria visione ampia di determinate tematiche scientifiche, soprattutto per poter seguire i professionisti quando ci parlano (molti medici spesso non danno spiegazioni proprio perché i pazienti non sarebbero comunque in grado ci comprenderle e sono i pazienti stessi a non chiederle o a interrompere dicendo che non ci capiscono niente). Ma un conto è insegnare a un medico il suo mestiere, o peggio, prenderne le veci sfruttando una condizione di particolare fragilità di una persona, un conto è sapere di cosa si sta parlando, soprattutto se si sta parlando della nostra salute. L ’ignoranza purtroppo ci mette sempre in una posizione di subordinazione e inferiorità.

È divertente, dal mio punto di vista, vedere come certe persone abbiano cieca fiducia nella medicina. Probabilmente sono persone che non hanno mai avuto la sfortuna di trovarsi in una condizione patologica a cui i medici non riuscivano a dare risposta o a trovare soluzione, o al contrario a cui ogni medico, come spesso succede in certi casi, dava una spiegazione e una possibilità d’intervento diversa, se non diametralmente opposta. Basta un’esperienza del genere per capire che la medicina, nonostante la sua enorme utilità e le sue tecniche sofisticate resta tutt’altro che una scienza esatta. Il punto è che spesso ci affidiamo alla medicina allopatica per trovare risposte che non ci può dare. La medicina allopatica cura patologie, mentre spesso e volentieri, il tipo di disturbi di cui soffriamo, sarebbero risolvibili con la prevenzione, e quindi con un certo tipo di abitudini e stile di vita (esercizio fisico e alimentazione corretta). La medicalizzazione forzata di certe condizioni, dunque, non può risolvere davvero la causa scatenante di determinati problemi.

Un’altra cosa che ho avuto modo di osservare è che spesso le persone arrivano per praticare yoga o sottoporsi a un trattamento (e quindi con una certa aspettativa di benessere), con la stessa attitudine che hanno nei confronti della medicina allopatica, un’attitudine di grande passività e mancanza di responsabilità nei confronti del proprio star bene, essere in salute, curarsi, guarire. Mentre la grande differenza sta proprio qui, nella volontà, senza scaricare le proprie responsabilità su qualcun altro o in qualche prodigioso rimedio – che sia chimico o naturale.


QUALCHE CONSIGLIO SU COME MUOVERSI TRA IL MARASMA DI OFFERTE  E PROMESSE ALTERNATIVE

Per orientarsi nella sempre più grande offerta legata alla gravidanza (ma non solo), per prima cosa vi consiglio di documentarvi e di iniziare a fare dei tentativi per capire qual è la cosa più utile e benefica per voi. Provate a fare yoga, scoprite cos’è il canto carnatico, la meditazione o qualsiasi altro percorso che sentite possa prepararvi e darvi strumenti utili per affrontare il più serenamente possibile il momento del parto e le settimane e i mesi che verranno. Sarebbe bello, poi, e questo vale sia in gravidanza che no, avere una ginecologa o un ginecologo di aperte vedute, che per primo suggerisca diverse alternative dando gli strumenti per fare una scelta consapevole e personale. Non sono facilissimi da trovare, ma esistono.

Se fate una lezione di yoga e non vi piace, prima di dare la colpa allo yoga in toto, provate almeno un’altra insegnante. E sì, non me ne vogliano colleghi e colleghe, ma in generale vi consiglio caldamente di rivolgervi a una donna che abbia già vissuto l’esperienza della gravidanza e del parto. La cosa più importante che mi ha insegnato il mio maestro è stata: insegnate solo ciò di cui avete esperienza. Prima di diventare mamma e insegnante di yoga prenatale io avrei deciso in questo modo – poi ovviamente non basta essere donna e madre per essere una brava insegnate, il mio compagno mi ha guidata molto meglio dell’ostetrica quando ho partorito pur essendo un uomo.

@amyhiley

@amyhiley

I modi di guidare una lezione sono tantissimi, quindi cercate una persona che vi piaccia e una pratica che vi faccia sentire soddisfatte. Non mollate dopo il primo tentativo, il mondo è grande. Ormai sono tutti d’accordo nel consigliare un’adeguata attività fisica in gravidanza, porta beneficio al corpo, alla psiche e alle emozioni della futura mamma e anche del bambino, in primis grazie a una migliore ossigenazione del sangue. In particolare lo yoga è tra le attività più indicate, proprio perché va a lavorare profondamente sul respiro, rendendolo più consapevole ed efficace, sull’ascolto del corpo e in particolare sulla muscolatura profonda, in primis il famoso pavimento pelvico, che gioca un ruolo fondamentale durante gravidanza e il parto, sul radicalmente e sul rilassamento (migliorando insonnia e livelli di stress e regolazione ormonale), sulla concentrazione, e infine anche sulla ripresa postparto, visto che mantiene attiva ed elastica la muscolatura (se volete vedere più dettagliatamente i benefici dello yoga in gravidanza leggete qui)

Se invece ne sentite il bisogno – perché avete dei dubbi, perché volete prendere una decisione ponderata, perché non vi fidate di nessuno, perché volete dei dati – documentatevi, leggete, cercate, scoprite: i paper, i dati e le ricerche non mancano. Solo perché l’Italia è in ritardo sul riconoscimento e la regolamentazione di certe pratiche non significa che non abbiano effetto o siano truffe. In Belgio, ad esempio, un’amica mi racconta che il parto in ospedale è riservato alle donne che hanno una situazione patologica, alle altre viene passato gratuitamente dal sistema sanitario il parto in casa seguito da un’ostetrica, che anche per le finanze dello Stato è vantaggioso. Così, lei che ha una parte della famiglia che vive là e voleva partorire a casa ma purtroppo non poteva permettersi il costo che questa scelta ha in Italia, essendo una procedura totalmente a carico dell’interessata, si è trasferita. (Se volete approfondire queste tematiche potete leggere questo articolo che ho pubblicato su The Vision e che riporta diversi altri pezzi di approfondimento e dati – attenzione: presenti toni provocatori e critici).

I PREGIUDIZI CONTRO LA PROMESSA DEL BENESSERE, LE SCELTE NATURALI E LA LOTTA TRA DONNE

@melinadelmar

@melinadelmar

Parto naturale non significa parto facile. In generale le discipline olistiche e la medicina tradizionale stimolano pregiudizi molto reattivi, risposte simili le suscitano certe scelte alimentari più o meno radicali come vegetarianesimo o veganesimo. E come spesso succede quando prendiamo le distanze così violentemente da qualcosa magari è perché va proprio a toccare un nervo scoperto, qualcosa in cui ci identifichiamo, una certezza di cui il nostro ego non è pronto a spogliarsi. Magari, per proteggerci, ergiamo una barriera, ci conviviamo di sapere perfettamente che cosa sia, eliminando così la possibilità di capire davvero di cosa si tratti e magari arricchirci, o fare una scelta più consapevole, invece di eliminarla a prescindere. È un’autodifesa, un po’ autolesionista.

Alcune donne storcono il naso appena sentono frasi come “dolore positivo”, e accusano determinate posizioni che trovano eccessivamente estreme rispetto al loro punto di vista, quando basterebbe non considerarle e riconoscerne la validità per altre donne. Non ho capito da quando la visione della donna, affinché possa essere presa sul serio dalla società patriarcale, debba ridursi a essere una. Da quando passiamo tutto il tempo a puntare il dito una contro l’altra e a lottare per la supremazia di un’unica prospettiva, un’unica sensibilità, la nostra.

Se certe donne si sentono rappresentate da determinate prospettive, finché non si rivelano dannose per la loro o per la nostra salute, per quella dei loro bambini, o mendaci tout court, perché dovremmo impedire loro di seguirle? Nella molteplicità c’è sempre una ricchezza, una possibilità di scelta.

@jaivasicek

@jaivasicek

Perché c’è stata rabbia e sufficienza nei confronti, ad esempio, di quelle donne che dicono di essere riuscite a vivere un cosiddetto parto estatico? In cui il dolore si trasforma in piacere orgasmico? Tra l’altro possibilità neanche così fantascientifica. Ovvio che se arriva una donna che non ha mai partorito e mentre bestemmi tutti gli dei che l’uomo ha pregato per il dolore dicendoti di rilassarti e di stare nella gioia e nella bellezza di questo dolore probabilmente la manderai a cagare, ma questo è un altro discorso. Magari poi queste stesse donne che criticano sono anch’esse donne che non hanno mai partorito. E mi dispiace, ma a quasi due anni dalla nascita della mia bambina, sono giunta alla conclusione, forse non democratica (perdonatemi, davvero, se vi sentite offese, o insultate, ma molte discussioni mi hanno fatta arrivare a questa idea, magari la cambierò), che purtroppo una donna che non ha avuto una gravidanza, non ha partorito, non ha dovuto prendersi cura di un bambino molto difficilmente potrà capire davvero che cosa significa, e quali riscontri, soprattutto psicologici, ha questo processo, e di conseguenza difficilmente potrà riuscire a maturare una visione socio-politica-culturale della valenza che ha questo fenomeno su un’altra donna. Nel bene e nel male. Potrà fare magari valide ipotesi e supposizioni, ma come diceva il buon Nanni Moretti anche qui vale il “Parlo mai di qualcosa che non conosco? Parlo mai di astrofisica?”. Ecco.

@amyhiley

@amyhiley

Questo lo dico perché in ambienti femministi spesso mi sono sentita giudicata un po’ meno femminista da quando ho deciso di tenere la bambina che avevo concepito, nonostante le varie difficoltà che questa scelta comporta anche al giorno d’oggi. E questo non lo trovo molto femminista. Il femminismo internazionale dice che non ci sono femmine di serie a e di serie b, e giustamente considera tutte le minoranze allo stesso livello, eppure mi sembra che le madri ogni tanto gli stiano un po’ sul cazzo e in qualche modo vengano discriminate in quanto femministe di serie c. Forse perché nella visione di molte donne il diventare madre è un inchinarsi al sistema. Ma quindi io dovrei rinunciare a questa possibilità solo per ribellarmi? Quando invece sto facendo lo stesso gioco del patriarcato, che da un lato mi vuole moglie e madre ma dall’altro indefessa lavoratrice? E se io invece volessi essere madre come lo dico io, rischiano il tutto per tutto e creare la mia libertà invece di aspettare che questa mi venga riconosciuta dal sistema? Ci avete pensato? E sì, probabilmente è un atto egoista, ma me ne assumo la responsabilità.

IL COMBLOTTO E IL CAPITALISMUS

Per il resto, per chi segue un certo stile di vita e pratica abitualmente discipline come lo yoga, la meditazione, il pranayama e magari ha familiarità con olii essenziali e aiuti fitoterapici/eroboristici/naturali a piccoli fastidi, probabilmente non si sentirà travolto e disorientato. Non c’è più desiderio di vendere in chi ti consiglia di usare un determinato mix di erbe per una tisana, o una sola marca di olii essenziali o di yoni egg, che in chi ti prescrive l’integratore x della tal casa farmaceutica per 40 settimane e oltre anche se ti fa sboccare tutte le mattine e quindi non lo assimili. Eppure il sospetto porta subito a queste ridicole teorie complottiste – vale lo stesso per la produzione di alimenti vegani o senza glutine – quando la percentuale di chi li consuma, pur essendo in aumento, resta comunque nell’ordine di pochi punti percentuali.

Oltre a questo, trovo piuttosto ingenuo e fazioso ricordarsi a intermittenza che viviamo in un sistema capitalistico e che quindi volenti o nolenti qualsiasi cosa ne viene più o meno contaminata, o fagocitata. È più facile che la nostra attenzione si soffermi su questi nuovi ambiti proprio perché sono inediti e vergini, mentre gli altri, quelli che ormai abbiamo assimilato non ci toccano più, ma sono corrotti tanto quanto.

A CIASCUNO IL SUO, IL MONDO È BELLO PERCHÉ È VARIO

Persone che conosco, tra cui proprio un’amica che ha partorito pochi giorni fa, hanno trovato un aiuto enorme ad esempio nel parto ipnotico, che è una cosa che se lasciassimo parlare i nostri bias potremmo giudicare una stronzata, e invece è uno strumento utilissimo, soprattutto per donne che soffrono di crisi d’ansia o che magari hanno subito dei traumi legati a gravidanze precedenti, aborti o stupri. E magari se ne parlate con un medico vi riderà in faccia. Magari però se avrete lo stesso scambio con uno psicologo vi prenderà più seriamente.

@polanshek

@polanshek

Ovviamente, se non si hanno le idee chiare su ciò di cui si sta parlando e non si è abituati a muoversi in questo mondo, che spesso riconosco possa risultare anche molto fumoso, bisogna essere guidati oltre che dal proprio buon senso e magari da qualcuno di più esperto (come in qualsiasi ambiente delicato in cui ci avventuriamo da zero). E poi come dicevo sperimentare, e vedere se le panacee di cui si parla hanno davvero effetti positivi su di noi. Non ho ancora trovato una mamma che non mi abbia detto che praticare yoga durante la gravidanza non le sia stato di aiuto.

Qui apro un’altra parentesi: fare tre o quattro lezioni di yoga (magari a distanza di tempo l’una dall’altra o solo per un breve periodo della gravidanza), potrà sicuramente farvi bene, ma purtroppo non è abbastanza per parlare di un vero e proprio percorso, e non è detto che le tecniche vengano assimilate profondamente dal corpo e dalla mente. Perché questo accada, nella maggior parte dei casi, ci vuole tempo e pazienza e ripetizione, soprattutto per chi ci si avvicina per la prima volta e magari non ha mai lavorato sul proprio corpo in un certo modo. Per questo è caldamente consigliato, quando possibile – ma le possibilità ce le costruiamo noi, no? – praticare fin dall’inizio del secondo trimestre, ma volendo, in caso di buona salute e approvazione del ginecologo nel rispetto del proprio corpo anche fin dall’inizio.

LA LOTTA DEGLI ESTREMI, IL GIUSTO MEZZO, I CONSIGLI NON RICHIESTI

@amy.hiley.art

@amy.hiley.art

Detto questo, dovremmo, sforzarci a non identificarci con le nostre condizioni, né da un lato né dall’altro, sbagliano allo stesso modo l’appassionata di naturopatia che si crede investita di chissà che ruolo di curandera occidentale e che manifesta piccatamente la sua disapprovazione alla donna che per partito preso fa l’epidurale, così come la scettica che nutre cieca fiducia nella scienza e piuttosto che mangiare spinaci crudi col limone per assorbire più ferro si fa di integratori di ferro sintetico che non riesce a digerire e da cui probabilmente assume una percentuale di questa sostanza piuttosto bassa. Entrambe trattano l’altra come un’ignorante nel migliore dei casi, una cretina nel peggiore, e cercano di imporre le loro opinioni aggressivamente senza ottenere nessun vero cambiamento.

Per quanto riguarda i consigli perentori, a quanto mi è stato raccontato da diverse mamme e nonne purtroppo ci sono sempre stati, dobbiamo farcene una ragione, la gente – tra cui noi stess* – rompono il cazzo, e si sentono in diritto di dare consigli non richiesti soprattutto a quelle figure che percepiscono – magari erroneamente – come bisognose di aiuto, o fragili. Spesso, però, questi consigli vengono dati per premura, e per amore, e se chi li dà non capisce che magari sbaglia a porsi, perché magari ottenebrato dalla propria esperienza, possiamo farglielo capire con fermezza e gentilezza. Ovviamente richiede uno sforzo, ma è uno sforzo necessario, proprio per dimostrare che non siamo deboli o sperdute, ma che sappiamo cosa stiamo facendo e cosa vogliamo. Altrimenti potremmo chiederci come mai passa un’immagine diversa di noi stesse. Detto questo, resta comunque un dato di fatto che esistano gli scassacazzo a prescindere e su questo temo non si possa fare molto, sta a noi trovare soluzioni per evitare che ciò abbia un effetto sulla nostra vita. È più facile coltivare un cambiamento in noi stesse piuttosto che esigerlo dalla società e da chi ci circonda a priori. Temo che i rompicoglioni sopravviveranno anche alla Terra. Comunque la mettiamo, queste intrusioni rientrano soprattutto in una visione di sfiducia nelle capacità della neomamma, o puerpera che dir si voglia, che va smantellata, a partire proprio da chi le subisce, in modo da educare chi ci sta intorno e mano a mano allargare il cerchio.

@agathesorlet

@agathesorlet

EMPOWERMENT, QUESTO SCONOSCIUTO

Penso che qualsiasi momento della vita di una donna – ma anche di un uomo – possa diventare occasione di empowerment. E in particolare il parto e la maternità, proprio in quanto soglia, momento di rottura e di grande trasformazione fisica e psichica, possono diventare un passaggio chiave per come vengono vissuti, con forti ripercussioni in positivo e purtroppo in negativo per il resto della vita di una donna, e del rapporto con suo figlio. Gli effetti positivi di queste proposte ormai sono stati talmente sdoganati che moltissimi ospedali si stanno aggiornando e stanno migliorando i loro protocolli. Ad esempio un grande ospedale di Milano, un tempo famoso per i casi di violenza ostetrica, ha offerto gratuitamente un percorso di yoga e nutrizione a un campione di donne piuttosto ampio (ovvio che sicuramente c’entrerà anche una questione di immagine e di scelte politiche, ma ben venga se i risultati sono tanto positivi).

L’approccio di queste discipline, inoltre, di solito pone l’accento proprio sulla libertà della donna di scegliere e di sentire cos’è meglio per lei per sentirsi responsabile, protetta e al sicuro e quindi tranquilla, e tutto ciò porta a evitare momenti di stress che spesso sfociano anche in gravi complicazioni, parti più sofferti o cesarei d’urgenza. È dunque fondamentale fare un proprio percorso per arrivare pronte, qualsiasi esso sia, ma non tutte le donne sono in grado di farlo da sole, e magari essere accompagnate arricchisce di più, dando ulteriore sostegno e strumenti, che difficilmente, per quanto brave, si riusciranno a raccogliere e/o padroneggiare da sole. Lo yoga, in particolare, e i massaggi in gravidanza e nel post, così come i trattamenti osteopatici, invece che relegare la donna al ruolo di madre (negli ospedali nei reparti di pediatria ti chiamano genericamente “mamma” – cosa che sembra una strozzata ma chiedete in giro se non ha ripercussioni psicologiche), pongono l’attenzione sull’importanza della cura di sé, incentivando le donne a non annullarsi completamente nel figlio e nella casa, in un periodo in cui, checché se ne dica è facilissimo che ciò accada, non solo a causa delle pressioni sociali e degli stereotipi interiorizzati, ma proprio per una banale questione di stanchezza.

@Katherine.Aileen.Dessert

@Katherine.Aileen.Dessert

Poi c’è il capitolo della violenza ostetrica, dei parti da macello, delle donne che non hanno potuto o non sono riuscite a difendersi da scelte mediche scellerate, da un’inutile ed eccessiva medicalizzazione del parto (anche qui per motivi politici, economici, o semplicemente per l’arretratezza di pensiero e il maschilismo dilagante negli ospedali), le epidurali fatte male o al momento sbagliato, i cesarei inutili, le episiotomie con uso di ventosa, la separazione improvvisa del bambino dalla madre e tante altre piccole e grandi violenze difficili da superare che lasciano segni profondi, sia sul corpo che sulla mente.

Praticare attività fisica in gravidanza risolve un’enorme quantità di problemi, così come sottoporsi a trattamenti osteopatici, ayurvecidi o tuina. Moxa e agopuntura, entrambe pratiche della medicina cinese, ad esempio, aiutano in moltissimi casi i bambini podalici a girarsi spontaneamente, invece del rischioso rivolgimento podalico esterno. Allo stesso modo certi rimedi naturali possono prevenire e risolvere tanti piccoli fastidi senza ricorrere all’uso di farmaci, la maggior parte dei quali resta sconsigliata in gravidanza.

Ovviamente il dolore nella maggior parte dei casi è fortissimo, tremendo, ma le frasi di accompagnamento al parto aiutano a vederlo in una diversa prospettiva, migliorando la presenza della madre e quindi la sua capacità di collaborare positivamente alla nascita insieme al bambino. È uno strumento psicologico, che aiuta la madre a sentirsi al sicuro e ad abbandonarsi. Vi siete mai chieste perché le gatte vanno a partorire in posti nascosti? E solo dopo un po’ mostrano i loro gattini? Il corpo, poi, attraverso il forte dolore libera una grandissima quantità di endorfine, che dopo il parto attivo e positivo portano un grande senso di benessere, nonostante la stanchezza.

OGNI STORIA È A SÈ, NON ESISTONO REGOLE, SOLO L’ASCOLTO

@katiekariescott

@katiekariescott

Le variabili, come saprete o avrete capito, sono moltissime, proprio per questo bisogna essere preparate e interrogarsi per capire cos’è meglio per noi (cosa che negli ospedali non sempre si tende a incentivare, banalmente perché un professionista deve occuparsi di un gruppo di più di dieci persone). Se una donna desidera l’epidurale è giusto che abbia la possibilità di farla, ma deve farla con cognizione di causa, sapendo anche a quali possibili complicazioni potrebbe andare incontro (nel mio ospedale, ad esempio, la psicologa che teneva il corso preparto non avrebbe parlato di questi contro se io ad esempio non glielo avessi chiesto esplicitamente, e l’ha fatto con un certo fastidio e sufficienza – ho più paura degli aghi infilzati nella schiena che delle contrazioni, non giudicatemi), e non solo perché è terrorizzata dal dolore fin dalla 4 settimana di gravidanza. In quel caso sarebbe ad esempio consigliabile, visto che il tempo c’è, provare a seguire anche un percorso alternativo, proprio perché evidentemente c’è un irrisolto psicologico che sarebbe positivo sanare. Io conosco molte donne che erano partite con l’idea dell’epidurale o addirittura del cesareo e poi mano a mano che praticavano yoga sono cambiate così tanto da cambiare completamente idea. E giuro che non ho fatto nessun lavaggio del cervello, non sono così brava.

Le informazioni mediche ci sono, ormai negli ospedali offrono corsi pre parto ben fatti e a prezzi molto accessibili. Anche i dati e le percentuali ci sono, l’OMS ha fatto un lavoro enorme, e ci sono ormai diversi libri che affrontano approfonditamente l’argomento. Uno, forse non il più recente, ma che riporta una grande quantità di dati, ad esempio è Venire al mondo e dare alla luce di Verena Schmid (Feltrinelli).

@amy.hiley.art

@amy.hiley.art

L’empowerment lo cerchiamo nella società, ma anche nell’intimità. Come fa una donna a essere forte nella società se non lo è in sé e per sé? E poi, volenti o nolenti, il parto è anche un momento sociale, l’assistenza medica è un fattore sociale, così come la maternità. Quel famoso proverbio africano dice: ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino. Ed è così, noi stessi siamo stati cresciuti dalla società e lo saranno anche i nostri figli, per questo è importante essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, come diceva Gandhi. L’empowerment va cercato anche in questo momento, proprio perché in sala parto è meglio se eviti tu di farti aprire in due, piuttosto che aspettare che un primario aggiorni un protocollo.