Oggi mi sono venute le mestruazioni, da qualche mese coincidono o quasi con la luna nuova. La luna influisce su tutti i liquidi, e quindi sul mare e sul sangue. Non influenza solo le donne, ma anche agli uomini. Il ciclo mestruale femminile coincide, teoricamente, con il ciclo lunare. 28 giorni. Una delle ipotesi sullo sviluppo della vita sulla Terra lega la presenza di determinati batteri nelle pozze d’acqua al microclima creato dalle maree, là dove la terra e le acque si incontrano e quindi alla Luna, perché senza Luna le maree nisba. Le maree sono anche dentro di noi. L’acqua si muove a ritmo, e anche noi pulsiamo, il nostro cuore batte, a ritmo, il nostro sangue pulsa a ritmo, e anche l’aria (un altro fluido) ha un ritmo impresso dal nostro respiro, il nostro sonno a un ritmo. Il è la particella semplice che può generare un ciclo. Se il nostro corpo è abbastanza elastico e morbido è facile percepire questa pulsazione ed è facile che questa pulsazione resti costante, a tempo. Nei bambini è facilissimo percepirla con le mani. È come se tutto il loro corpo pulsasse come un’unica membrana, soprattutto quando dormono, quando sono fermi e rilassati. Basta mettere una mano sulla testa, sentirete il loro respiro anche lì, tra le suture craniche non ancora calcificate. Basta diventare genitori, o accudire dei bambini molto piccoli, per diventare maestri di reiki, e per capire che potere hanno le nostre mani, che altro non fanno che trasmettere e ricevere ritmi, come se toccandosi si impastasse una sinfonia.
Molte mie amiche odiano e maledicono il ciclo mestruale, e non hanno tutti i torti. Alcune di loro hanno deciso di eliminarlo in toto, almeno per un periodo (per informarvi a riguardo leggete questo bell’articolo, tra i più precisi ed esaustivi che ho letto sul tema). Ci sono mille ottime ragioni per non avere il ciclo mestruale, soprattutto se sei un’atleta, un’astronauta o comunque fai un lavoro basato sulle tue prestazioni fisiche, ma non solo. Ad esempio, il caso ha voluto che sia stata costretta a seguire tutte le lezioni dell’ultimo anno di un teacher training di yoga molto impegnativo con il ciclo. Le volte che speravo di essermela scampata grazie a un breve ritardo capivo subito che non sarebbe stato così quando i miei muscoli avevano un terzo della tenuta rispetto al solito e addio vinyasa e addio equilibri e addio core.
C’è chi dice che è giusto assecondare i ritmi del nostro corpo, e quindi quando si ha il ciclo non fare sforzi eccessivi. È una posizione assolutamente condivisibile, il problema è che per alcune donne non basta non andare a correre, non riescono nemmeno ad alzarsi dal letto, per non parlare di chi soffre di endometriosi. E visto che non viviamo più nei villagi e il nostro ruolo è cambiato, con tutti i doveri e le responsabilità che questa evoluzione comporta, non è detto che tutte possano permettersi il lusso di una giornata a letto. È chiaro che si sta lottando per ottenere un privilegio e che certi diritti ormai hanno ingiustamente assunto la forma dei privilegi. E i privilegi fanno incazzare tutti, anche quelli che di privilegi ne hanno di più. Questo momento storico lo dimostra chiaramente. Anche io ci sono passata e ancora ho ricordi di agonie inenarrabili, che nemmeno gli antinfiammatori riuscivano minimamente a calmare. D’altronde al momento in Italia il congedo mestruale non è ancora stato approvato – magari mai lo sarà – e le discriminazioni sono tutt’altro che risolte. Anche i dispositivi igenici femminili sono considerati un capriccio e lo stato non si può permettere di sollevarci da questa spesa ingiusta (potete leggere questo articolo che ho scritto su The Vision a riguardo). La società continua a pretendere tutto da noi in cambio di garantirci quei diritti di base che ci ha faticosamente concesso, come un dazio continuo, facendoci sentire inadeguate se non rispondiamo all’obbligo di leva. Ogni alzamento dell’asticella è una guerra fredda. Non c’è verso, in ambito lavorativo già dà molto fastidio che ci spendiamo per perpetrare la razza umana, riconoscerci due giorni di malattia al mese perché abbiamo le mestruazioni, che già ci rendono insopportabili, è decisamente eccessivo. Non possiamo prendere un Oki come tutti gli uomini col mal di testa? Diciamo che forse assumere costantemente farmaci per una considerevole parte della nostra vita non ci va. Non lo abbiamo deciso noi di essere donne, e di essere meno produttive per 48 ore al mese per avere in cambio la possibilità di generare la vita. Ma no, dobbiamo sucare.
Il punto sarebbe capire perché il nostro ciclo è così doloroso, quando lo è. Ma la società non ce ne dà il tempo. Dobbiamo essere veloci e risolvere i problemi. Ma con il corpo ci vuole tempo, tanto tempo, tanta attenzione e tanta, tanta pazienza. Perché abbiamo sì regole di funzionamento generali, ma tutto sommato la medicina è ancora a uno stadio piuttosto grezzo. E infatti sul ciclo mestruale ognuno dice o non dice la sua. E anzi, spesso e volentieri il dolore femminile viene minimizzato (se vi interessa questo tema, leggete questo pezzo a proposito dei medici che prendono meno sul serio la sofferenza delle pazienti, dati alla mano) .
Perché stiamo così male?
Le mestruazioni dipendono dall’equilibrio di estrogeni e progesterone. E la produzione ormonale è una delle cose più delicate dell’universo. E la medicina ha ancora molti dubbi insoluti a riguardo.
Come saprete la pillola influisce proprio su questo equilibrio ormonale.
Dopo quasi 15 anni ininterrotti di pillole anticoncezionali, se non per due o tre brevi parentesi, posso dire che quando poi ho interrotto questo metodo contraccettivo definitivamente il mio ciclo è migliorato tantissimo , ma sono arrivata ad interromperlo perché tra gli effetti collaterali che mi dava c’era la depressione, tanto per capirci, e c’è voluto qualche anno effettivamente per capirlo, perché la mia ginecologa, pur essendo anche psichiatra, evidentemente riteneva più importante farmi evitare una gravidanza scomoda piuttosto che un suicidio, e quindi mi ha fatto cambiare almeno tre pillole e perdere una certa quantità di tempo prima di convincermi a cambiare medico. Eppure anche quella nuova ha fotto la stessa cosa, nonostante i miei racconti. Dunque, quando i vari fastidi invece di passare magicamente nel giro di qualche mese peggioravano, ho deciso di darci un taglio. E guarda un po’, il problema non era la marca o la tipologia della pillola, ma la pillola tout court, o il fatto di averla assunta continuativamente per così tanto tempo, questo non è dato sapere. Però anche qui c’è un però, per farvi capire quanto tutto sia personale e potenzialmente contraddittorio anche nella medicina allopatica – che lo ripeto, smettiamola di prenderci in giro per sentirci al sicuro, non è una scienza esatta – sono guarita dall’ovaio policistico, altra patologia solitamente ereditaria di cui soffrono moltissime donne e che dovrebbe ridurre le possibilità di concepire, almeno per l’ovaio interessato.
Tornando alle mestruazioni, per chi come me ha deciso almeno in questo momento della sua vita di averle e di non influenzare il suo ciclo utilizzando dispositivi ormonali e quindi lasciare che si sviluppi naturalmente (le mestruazioni da pillola infatti non sono “vere“ mestruazioni). Dopo il parto dicono che le mestruazioni possano migliorare. Le mie sono migliorate dal punto di vista dei crampi per qualche mese dal capoparto, per poi tornare a peggiorare drasticamente, facendomi tornare a prima della pillola. Un ritorno alle origini, mettiamola così. Anche il flusso è aumentato molto. Non so cosa succederà in futuro, ma voglio capire come le mie abitudini e il mio umore influiscano sul mio ciclo, e se influiscono. E mi prenderò tutto lo spazio e il tempo di cui ho bisogno, e a chi mi dice ma perché non prendi un Moment sorriderò annuendo e poi farò come dico io. Perché – questo ce lo dimentichiamo spesso, soprattuto a Milano – abbiamo il diritto di stare male. E invece mettiamo sempre qualcos’altro in cima alla lista delle cose da fare e delle priorità. Qualcosa a ben vedere di decisamente meno prioritario della nostra salute. Un po’ perché ci piace essere in carriera, un po’ perché pensiamo che essere in carriera significhi non avere mai un momento libero, o avere costantemente l’ansia. Quindi quando ci sentiamo tranquilli troviamo subito un motivo a caso per stressarci e sentirci di nuovo su questa bellissima giostra del disagio. E un po’ anche perché essere in carriera, ed essere impegnate, e non avere il ciclo e assumere dosi di ormoni senza sapere che effetto avranno su di noi tra dieci anni (un po’ come succede con gli ogm, però magari gli ogm li evitiamo come la peste), ci fa sentire libere e potenti e indipendenti da questa gabbia che pensiamo ci abbia costruito intorno la natura, come un’anatema, ma che è in realtà un frutto bacato del sistema, della società, della cultura, insomma avete capito. Sarebbe bello cercare modi alternativi per ottenere davvero l’empowerment. Io penso il prendere la pillola continuativamente per non sanguinare o sentirci deboli e dolenti non sia tra i migliori. Non giudico chi lo fa, ci possono essere mille ottime ragioni, l’ho fatto anche io. Ma bisogna avere molto chiare queste ragioni e né il sistema né i medici, che dovrebbero consigliarci e guidarci, tendono a farlo. E soprattutto bisogna capire cosa si desidera davvero, per fare una scelta degna di questo nome.
Non ho soluzioni, ho solo la mia esperienza. Penso che ciascuna donna debba trovare la propria, la strada migliore per sé, ascoltandosi e imparando a riconoscere quando sta facendo qualcosa o prendendo una decisione perché influenzata da qualcosa che è fuori da lei, che sia una madre, un compagno, un marito, un gruppo di amiche, un’azienda, concetti stantii tramandati di bocca in bocca, da storia a libro ad articolo di giornale, e da secoli di narrazione femminile mendace. In modo da riaffermare la propria volontà. Perché i filosofi francesi diranno anche che il corpo è solo corpo sociale (se non ricordo male in particolare Bourdieu), ma guarda un po’ lo dicono degli uomini e il potere sociale viene esercitato soprattutto, se non esclusivamente sul corpo della donna. Se poi potessimo essere aiutate fin da bambine e poi da ragazze nel seguire la ricerca di questa nostra strada, grazie a madri e famiglie consapevoli, e a esempi culturali, poi sarebbe la cosa migliore. Anche perché è stato dimostrato quanto sia forte l’influenza del nurturing effect sul cervello delle bambine e delle adolescenti nella delicatissima fase di crescita e di come poi agisca sul loro essere donne e persone.
Con questa vi saluto, perdonate la forma, non è un articolo e non vuole esserlo, è un flusso di pensieri che al momento deve restare così. Detto questo sto provando a fare, da quando mi è tornato il ciclo e ne sento la necessità per stare meglio senza imbottirmi di farmaci, una speciale sequenza di yoga – che non condivido ancora perché voglio prima sperimentarla e finire di costruirla. Su questo argomento voglio solo ribadire, che nonostante il marketing violento degli ultimi tempi, perché le posizioni o i pranayama abbiano realmente un effetto tangibile sul corpo sottile (e quindi su tutto ciò che sia un filo più complesso o meno evidente della tonicità dei muscoli, della resistenza alla fatica ed eventualmente del dimagrimento) bisogna praticare con costanza (tutti i giorni o quasi) per molto tempo (dipende anche qui da persona a persona ma generalmente almeno un anno, e anche di più) e mantenere a lungo le posizioni (nell’ordine dei minuti, dai due ai cinque ai dieci, gradatamente e parallelamente al rispetto del proprio corpo, della propria mente e del livello della propria pratica, ma diciamo che l’intenzione dovrebbe essere questa in questo caso specificio). Mantenimento e ripetizione sono quindi fondamentali, soprattutto in casi come questo legato al ciclo mestruale e quindi a un processo spontaneo e involontario del nostro sistema che coinvolge una muscolatura molto profonda e difficile da contattare con il pensiero. Vale lo stesso per le posizioni consigliate durante il travaglio. Grazie per essere arrivate o arrivati fin qui, vediamo cosa succede.