Luna nera d'agosto
Chi mi conosce da più tempo sa che ormai mi sono avvicinata allo yoga da una decina d’anni. Ma che il mio percorso va avanti da molto prima. Prima c’è stato un periodo in cui il cammino era solo la sua ricerca. Poi, una decina di anni fa qualcosa è cambiato. Posso essere, a volte mi impongo di essere o ad apparire molto severa, precisa, metodica, razionale. Ho imparato con l’esperienza, e col tempo, che queste caratteristiche non ne escludono altre. Mi sono interrogata più volte, non mi sono affidata, non mi sono fidata, sono stata tradita, sono stata delusa, sono stata illusa, come tutti, eppure istante dopo istante l’ascolto si è affinato. L’ascolto di cui parlo non è semplicemente l’udito è un quinto senso e mezzo per dirla con Dylan Dog. Non è intuizione. Quella è un’altra cosa, e può essere mendace. L’ascolto è certo. E più diventa raffinato più ti permette di sentire. Dopo il sentire c’è il vedere di cui parlava Don Juan a Castaneda, immagino. Il mio ascoltare è nato dalla musica e dal movimento. Quando da bambina alla fine delle classi di danza classica ci davano qualche minuto per improvvisare. Dalla musica invece ho imparato ad ascoltare quello che è tra le note e non è scritto sul pentagramma, a scorgerlo. Ringrazio i miei genitori che mi hanno permesso di percorrere queste strade che mi hanno fornito strumenti preziosi con cui intraprendere il mio viaggio.
Un’altra premessa. Chi mi conosce sa che posso essere estremamente cinica, sarcastica, tagliente. Qualcosa è cambiato. Forse grazie al mix ormonale gravidico, più forte di qualsiasi droga, forse grazie all’acqua, forse grazie all’apertura del corpo, forse grazie a Nora, forse grazie a tutte queste cose insieme. Non voglio insinuare che possa essere così per ogni donna, ma per me lo è stato. Mi sono connessa alla mia bambina, alla sua tranquillità, alla sua sicurezza – che col senno di poi devo averle trasmesso io. Nella vita mi sono fatta fregare. Cercato e trovato di tutto. Poi ho setacciato. Poi ho buttato via tutto. Come in quella storia zen in cui alla fine si butta via la scatola vuota. Così sono arrivate alcune risposte. L’ascolto è rimasto attivo, e senza che me ne accorgessi si è evoluto. E ha sentito.
Questo per dire che, le risposte visibili, le risposte facili, sono sigilli che si aggiungono, diventano nebbia. E questo succede alle formule di qualsiasi religione, alle preghiere ripetute senza aver prima esercitato il vedere. La religione è l’oppio dei popoli. E qualsiasi cosa può diventare religione, dall’astrologia all’astronomia. Per questo è importante restare nella continua interrogazione. L’interrogazione non è dubbio, sospetto o richiesta, è domanda, ascolto. Il ritornare alla fonte, il ripercorrere a ritroso il mistero del reale fino all’intento iniziale, ciò da cui l’azione, ha avuto inizio.
Questo per dire che non so se esista il destino o la predestinazione o il caso, ma so che se si ascolta abbastanza bene arrivano dei messaggi molto chiari e se si vede abbastanza bene si scorgono delle relazioni tra le cose, tra noi e le cose, tra noi e il pensiero, tra noi le cose le azioni e il pensiero, quelle famose segrete corrispondenze. La mente va educata, come l’ascolto. Ed è uno strumento meraviglioso e potente. Non credete a chi vi dice di disattivarla. La mente è ricchezza ed è parte integrante di ciò che siamo, la mente è corpo. La immagino come il sistema delle piante, di cui stiamo iniziando a scorgere il sentimento solo adesso.
Nella mia ricerca ho trovato la luna, ho trovato guru e sedicenti counselor, stregone della luna, ho trovato parole che erano fumo negli occhi, ho trovato linguaggio usato per manipolare, per confondere, ho trovato parole pure usate per fini tutt’altro che puri, parole infangate e calpestate. Di solito erano: verità, amore, fratellanza, sorellanza. Ho trovato manuali scritti per ottenere qualcosa grazie alla luna. Ottenere fortuna, soldi, relazioni. Ridicolo. Ho continuato a cercare, sentivo che dovevo capire. Dovevo capire anche perché le persone, le donne in particolare, finivano in questi circoli viziosi. Dovevo capire perché, cosa avevamo in comune. Dovevo capire se prima di tutta quella cascata di menzogna e truffa e avidità, o semplice mancanza di lucidità, di interrogazione, di ascolto, ci fosse effettivamente una verità ineffabile. E la risposta è sì. Ma non si può raggiungere in quei modi. Si può raggiungere solo cercando dentro di noi. Sviluppando strumenti.
C’è bisogno di tempo. Per andare e tornare, evolvere e regredire, aspettare la rivelazione e riperderla e ritrovarla e continuare. Tutto è il divenire eppure fermo in un punto. Un epicentro. Credo sia vero che certi luoghi aiutano l’ascolto, ma un ascolto evoluto è in grado di sentire ovunque. Così come una mente stabile resta stabile anche in mezzo a una metropoli. In Sardegna è certo più facile. Perché ho attorno il mare che mi isola e mi protegge, ho i totem dei cactus, ho la schiena di Tavolara che mi ricorda la pelle del mondo. Da giorni mi sono arrivati suggerimenti e ieri anche senza guardare il cielo, anche senza chiedere a google o al calendario, io lo sapevo perfettamente che era luna nuova.
E mi dispiace se non ho una risposta razionale, se non ho una spiegazione, ma solo questo fatto, che è una consapevolezza del corpo e delle emozioni, dell’acqua dentro di me.
Minotauromachie (Picasso, 1935), dettaglio di Natalia La Terza